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Monitoraggio della gravidanza oltre i 40 anni
Pubblicato su:
La Rivista Italiana di Ostetricia e Ginecologia n. 19
Abstract Delayed childbearing has become a common phenomenon in the developed world. Many more women 40 years old are now embarking on their first pregnancy.A large body of literature describes the increase in pregnancy risk factors with advancing maternal age, either for obstetrical complications or for adverse neonatal outcomes. It seems that age is associated with chromosomal abnormalities, congenital anomalies, low birth weight and macrosomia. However, patients and obstetric care providers can be quite reassured: results have been obtained from inhomogeneous series and some data are conflicting. There is a light but significant increase in prevalence of PIH, preterm delivery, preeclampsia, GDM and Cesarean section. Another interesting issue, due to its clinical and ethical implications, is prenatal diagnosis. With the introduction of maternal serum and sonographic screening for chromosomal syndromes, many women have elected non-invasive testing before making a decision about undergoing amniocentesis. Non-invasive screening tests have now demonstrated their reliability and effectiveness and they might be suggested to advanced age primiparas or in ART pregnancies. The role of routine ultrasonographic antenatal surveillance in women aged 40 and older requires further investigations. Obstetric care providers would benefit from up-to-date outcome data to enhance their preconceptual and antenatal counselling, even providing information to the parents where the woman is aged 40 years. In summary, age 40 years and older represents an independent risk factor in pregnancy: increasing age is a continuum and not a threshold effect.
Parole Chiave:
GravidanzaEtà materna avanzata.
Riassunto Il miglioramento delle condizioni socio-economiche nei paesi sviluppati ha portato ad un aumento dell’età materna delle primipare che, sempre più frequentemente, raggiungono 40 anni, grazie anche alla PMA. In letteratura è riportato l’aumento di complicanze e outcome neonatali avversi. E' descritta aumentata incidenza di complicanze fetali: cromosomopatie, malformazioni fetali, low birth weight, macrosomia. Queste osservazioni sono ottenute su serie disomogenee e devono essere contestualizzate per ogni singola paziente. Anche per le patologie materne sono riportati lievi aumenti di prevalenza per PIH, preclampsia, GDM, parto pretermine, TC. La gestione in queste pazienti deve quindi tenere conto della necessaria prudenza nell’impiegare esami. Capitolo delicato sia clinicamente che eticamente è la diagnosi prenatale.Per limitare i rischi correlati alle tecniche invasive possono essere proposti in primis gli esami di stima del rischio, che hanno oggi dimostrato affidabilità e consistenza e che trovano un’adeguata indicazione nella donna over 40, soprattutto primipara e magari dopo avere fatto ricorso a tecniche di PMA. Anche la crescita fetale potrà richiedere una maggiore attenzione e un impiego più liberale di ecografie, soprattutto se si riscontrano rischi sul versante materno. L’età materna sembra quindi essere un fattore indipendente per malattie materno-fetali e outcome ostetrici e neonatali sfavorevoli. Si rendono pertanto indispensabili consulenze preconcezionali e prenatali che forniscano alle pazienti maggiore consapevolezza nella scelta degli esami di screening e di diagnosi attualmente disponibili per la prevenzione e la cura di malattie materno-fetali; pertanto l’età rappresenta un continuum e non una soglia di rischio aumentato.